Il babà al rum è uno dei dolci napoletani tipici tra i più conosciuti ed apprezzati.
Un impasto soffice e spugnoso, imbevuto con uno sciroppo a base di rum, da gustare in semplicità o farcito con panna e frutta fresca.
Ed è uno dei dolci preferiti dal nostro papo, al quale lo dedichiamo in occasione della festa del papà.
Inconfondibile con la sua forma che ricorda quella di un fungo, il babà è un dolce delle feste, che preparo per il paniere odierno della Rubrica Il Granaio – Baking Time, nella mia piccola rivisitazione che vede la sostituzione di alcuni ingredienti con alternative vegetali, rendendolo così un dolce dairy free, adatto a chi ha allergia o intolleranza al latte e derivati del latte.
Le origini del babà
Sebbene venga riconosciuto come dolce pertenopeo, il babà in realtà ha origini straniere.
Il babà infatti nasce a Luneville, una cittadina francese ai confini con la Germania, dalle mani del re polacco Stanislas Leczynski, suocero di Luigi IV (re di Francia), che amava dilettarsi nell’arte della pasticceria.
Pare che Stanislas si ispirasse al Kugelhupf, un dolce polacco non particolarmente apprezzato perchè ritenuto troppo asciutto. Si racconta che il re, un uomo dal pessimo carattere, era solito lanciare ciò che non era di suo gradimento contro muri e mobili.
Fu proprio in seguito ad un atto simile che il babà si sarebbe schiantato contro una bottiglia di rum, finendo zuppo di liquore. Il re, assaggiandolo il dolce ormai completamente inzuppato di liquore, ne sarebbe rimasto estasiato.
Ne fu così deliziato che dedicò questa nuova versione del dolce ad Alì Babà, il protagonista del celebre racconto tratto da uno dei suoi libri preferiti: “Le mille e Una Notte”.
Dalla Lorena, il dolce arrivò fino a Parigi, una città già rinomata per l’arte pasticcera.
Da Parigi a Napoli
Fu solo nell’800 che il dolce fece la prima comparsa sulle tavole napoletane, quando sotto il dominio dei Borboni, la cucina partenopea fu influenzata enormemente dall’arrivo dei “monzù”, chef francesi che vennero a prestare servizio presso le nobili famiglie napoletane.
Il monzù è la versione partenopea della parola dal francese Monsieur (signore), ed era l’appellativo dato ai cuochi professionisti francesi, o ai cuochi mandati a studiare presso le cucine francesi.
I monzù portarono con loro la ricetta del babà, ricetta che i maestri napoletani fereno propria rendendo ancor più soffice il dolce e attribuendogli la tipica forma di fungo che conosciamo oggi.
Scopriamo insieme il paniere odierno al suo completo:
Il Granaio – Baking Time
Carla: Focaccia con salvia, limone e capperi
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Monica: Frollini rustici
Natalia: Panbrioche con orzo, latte di cocco e gocce di cioccolato a lievitazione naturale
Sabrina: Babà al rum
Simona: Agnellino di pane
Zeudi: Focaccia di Tritordeum con semi misti
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Perfetti Sabri! Mi ricordano Napoli e le vacanze… un bacione 🙂
Ma sono bellissimi, perfetti e deliziosi ^_^
Poi io adoro il babà 😉
Un bacio
Secondo me fare i Babà bene, come si deve, non è affatto facile; in giro spesso si mangiano o troppo bagnati o secchi o con la bagna che si sente il rum sintetico… insomma è abbastanza difficile trovarlo davvero buono, a me piace tanto con la crema pasticciera? i tuoi mi spirano moltissimo ? bravissima!
Eccolo il babà che non ho preparato per domani. Da noi è tradizione farlo per la festa del papà e chi lo vuole sentire mio marito ora….. Passati il tuo….
Mmm mamma mia che voglia di addentare e sbrodolarmi tutta la faccia e i vestiti di rum! 😀 Adoro il babà e i tuoi mi sembrano magistrali!
Li adoro…sono un dolce che ama molto il mio papà, forse il suo preferito!!!
Che voglia…quasi quasi inizio ad impastare…
Un abbraccio grande
Moni
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